Timeout. Il filo che ci lega…

È un filo che ci lega. È una storia di vite. Di ricordi e momenti.
È il ricordo di Elena, tanti anni fa, mano nella mano col padre, a salire le scale che quasi toccavano il cielo. Il rumore assordante, i volti sfocati, il caos generale.
È il ricordo di Andrea, che era più grande, impazziva per Raf e temeva gli attacchi avversari, si girava, d’istinto, non voleva vederli. Tutta scaramanzia.
È il ricordo di Giulia, che ha iniziato da poco, fa fatica coi passi e i possessi alternati, ma è stata rapita dal gioco, trascinata dentro per sbaglio, affiliata per scelta.
È il ricordo di Francesco, lui dice che c’era agli allenamenti di Primo, e sui liberi, giura, ci lavoravan parecchio. Altri tempi, altra gente.
E’ il ricordo di tanti, il suono della sirena, l’odore del campo, la ricerca del posto, i compagni di viaggio, gli amici di sempre. E per molto tempo è rimasto un parco giochi in silenzio, dimenticato, tenuto in vita dai nervi di chi ci ha sempre creduto, di chi non ha mai mollato.
Poi pian piano cambia qualcosa, inizia il passaparola, “oggi si gioca”, è una voce che mormora, ammutolita da troppo, e che sale decisa, attraversa quartieri, da Montenero al Pontino, “oggi si gioca, c’è la Pielle”.
Torna la gente, si riaccende la fiamma, si riparte dal punto in cui eravamo rimasti. Ricomincia il Palazzo, la domenica sera, riprende la paura, la sfida, la gloria, l’amore per una bandiera.
Si presentano nonni, famiglie e nipoti, nessuno forse capisce a pieno il motivo. Si ritrovano volti, persone perse e confuse, insegnanti, operai, dottori e studenti, uniti e chiamati a raccolta, quasi fosse un dovere, bisogna esserci e basta, sarà festa comunque.
E’ un credo comune, impregnato di storie che strabordano fuori. Cuori tesi e impauriti che risalgono in gola, occhi attenti e bagnati, perché dentro quel nome c’è un racconto di vita. E’ il ricordo che guida questa giostra di eventi, un testimone che passa di persona in persona, è la foto di Elena abbracciata al suo babbo, è il rito di Andrea, è il tatuaggio di Giulia, è quel ritaglio di carta che conserva Francesco.
E il c’era una volta di ieri, adesso ha una pagina bianca su cui scrivere un verso, con rime di ansia e di attesa, luci accese e pensieri, timori e scongiuri, ma stasera nel libro Pielle già nuove memorie, filo rosso di una Storia di storie.
Questo è quel che ci unisce. Perché siamo legati. Legati da un filo che ci porta da lei. E’ per questo motivo che è tanto importante per noi.
Jacopo Pagni